Papa Giovanni Paolo II La Giovinezza.

Papa Giovanni Paolo II

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PAPI E BEATI - PAPA GIOVANNI PAOLO II - LA GIOVINEZZA

NEL CERCHIO RAPSODICO

Il Teatro Rapsodico, la cui concezione nasce dall'incantesimo delle ottave rapsodiche del grande poeta Slowacki, aveva incominciato a svolgere la sua attività in clandestinità. Non poteva essere diversamente se si considera che il suo repertorio era denso di contenuti patriottici e che i giovani attori avevano scelto il teatro come forma di lotta contro l'invasore: la lotta per salvare la cultura di un popolo sconfitto. «L'indimenticabile Karol Wojtyla» - come dirà di lui il fondatore del gruppo - entrò a farne parte fin dagli inizi. Gli attori del Teatro Rapsodico si limitavano esclusivamente all'arte della parola: alla declamazione ed alla interpretazione della parola, trascurando consapevolmente i gesti e gli oggetti di scena. Durante la guerra (da allora fino al 1945) la compagnia fece circa cento prove e presentò ventidue spettacoli in case private. La prima riunione del gruppo si svolse nell'agosto del 1941, e già il primo di novembre si ebbe la prima di «Re Spirito». Grande, imperscrutabile Slowacki: mentre gli attori ne recitavano i versi, accompagnati dal ritmo degli accordi armoniosi di Chopin, ancora una volta sbalordiva e commuoveva il pubblico raccolto in quella sera in una casa ospitale. I vestiti neri degli attori e le candele accese sul pianoforte creavano l'atmosfera impressionante del giorno dei morti: quasi un'allegoria delle sciagure nazionali. Successivamente furono recitati: «Beniowski» di Slowacki; «Gli inni» di Kasprowicz; «Un'ora di Wyspianski» le poesie di Norwid (11), e il famoso poema nazionale in versi «Signor Taddeo» di Mickiewicz. In quest'ultimo spettacolo Karol faceva la parte del prete, padre Robak, e Tadeusz Kwiatkowski, assiduo spettatore del teatro clandestino, ricorda le circostanze in cui dovette recitare Wojtyla: durante una di queste rappresentazioni «di colpo, nel silenzio che regnava nella sala, risuonò l'altoparlante della radio tedesca, installato davanti alla casa: «... il comando generale avvisa che...» e le parole riportavano le notizie delle vittorie dell'armata tedesca sul fronte europeo. L'attore non interruppe la sua recitazione, non alzò la voce: continuò con calma e ponderazione, come se la voce dello speaker fosse assente; nessuna risposta alla chiassosa sfida. Mentre l'altoparlante continuava ad abbaiare l'elenco delle vittorie naziste, l'autore del poema, per bocca dell'attore Wojtyla, augurava la pace tra due casate nemiche. «Guardai i presenti - racconta Kwiatkowski - lo stesso pensiero accendeva i nostri sguardi: ci sentivamo tutti figli di un popolo reso unito dalla secolare sventura, e determinato a non cedere alla violenza. Il momento era eccezionale e strano». Ma gli attori del Teatro Rapsodico non hanno vissuto una sola volta momenti come questo. Essi, incuranti del clima di terrore, delle retate e dei mandati di cattura affissi sui muri, non mancavano mai agli appuntamenti teatrali del mercoledì e del sabato. Kotlarczyk ricordava anche le prove che si svolgevano in una cucina buia, soprannominata «la catacomba», proprio in via Tyniecka. Il gruppo, reso forte dall'amicizia e dalla solidarietà che lo univa, con la sola arma dei versi dei grandi poeti polacchi, resistette al suo posto, sino alla fine della guerra. Intorno a loro cresceva il cerchio degli ammiratori che costituiva l'élite culturale non solo di Cracovia; e c'era tra loro il poeta Jerzy Braun (vissuto per molti anni a Roma, dove, nel 1977, morì); e poi ancora Zofia Kossak, Tadeusz Kudlinski, Zdzislaw Mrozewski (attore); Stanislaw Pigon (professore di letteratura); Witold Rowicki (direttore d'orchestra); Kazimierz Wyka (professore di letteratura); Jerzy Turowicz (fondatore e fin'oggi redattore capo del «Settimanale Universale» di Cracovia); Wojciech Zukrowski (scrittore). Anche il leggendario Juliusz Osterwa, entusiasta del talento di Wojtyla e grande attore lui stesso, lasciava il suo ritiro solitario del convento per essere presente alle riunioni. Molti di costoro lavoravano nella organizzazione politica clandestina «L'Unione», legata agli ambienti cattolici ed al Principe Metropolita. Fra di essi anche il giovane Wojtyla prendeva parte attiva alla cospirazione ed aiutava gli Ebrei, procurando loro nascondigli e falsi documenti anagrafici ariani. Di lui, divenuto ormai Papa, parlò con riconoscenza al mondo intero Józef Lichten, rappresentante dell'«Anti-defamation League of B'nai B'rith» (Lichten attualmente vive e lavora a Roma). Del resto, a guerra finita, la pietà del reverendo Wojtyla non cessò la sua opera caritatevole e si rivolse al cimitero israelita di Cracovia privo di ogni cura perché ormai la città era rimasta quasi del tutto spopolata di Ebrei, affinché questo non cadesse nella dimenticanza e nell'abbandono. Ma al giovane Wojtyla non poteva certamente bastare l'angusto cerchio dell'attività politica clandestina, costantemente braccata dai nemici; né gli erano sufficiente ragione di vita l'amore per la letteratura e la poesia, la passione per la recitazione, le glorie della regia. (11) Cyprian Norwid è considerato, per la forza profetica rinnovatrice della sua poesia, il precursore della moderna lirica polacca. È anche autore di drammi in versi. Morto oscuramente e dimenticato da tutti in un ospizio parigino, le sue opere furono riscoperte e pubblicate per esteso solo nel 1912.

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